
CNV La Comunicazione Non Violenta
Ho recentemente frequentato il corso base della CNV e sto per iniziare il corso successivo. Ho iniziato sotto la spinta di una mia amica yogica che ha incontrato questo percorso prima di me e me ne ha parlato in maniera entusiastica, definendolo TRASFORMANTE. Da curiosa quale sono ho voluto subito infilamici e devo dire che la mia amica ha ragione. La CNV non è direttamente legata allo yoga o all’equitazione, ma come ogni lavoro di consapevolezza su noi stessi, ci trasforma e influenza ogni ambito della nostra vita. La comunicazione nonviolenta (CNV), chiamata anche comunicazione empatica, comunicazione collaborativa o linguaggio giraffa, è un modello comunicativo basato sull’empatia. È stata ideata dallo psicologo statunitense Marshall Rosemberg nel 1960, essa permette di evitare le frequenti incomprensioni che derivano da un comunicare approssimativo e di riuscire a creare contesti comunicativi empatici. Un nuovo approccio comunicativo che è al contempo un percorso di crescita della consapevolezza. E’ un lavoro molto profondo su noi stessi, sui nostri processi mentali, i nostri condizionamenti e il nostro ego; un lavoro lungo una vita che grazie a questo metodo basato su indicazioni illuminanti, concrete e di immediata applicazione può essere intrapreso già dalla prima lezione.
La CNV si basa su 4 passaggi fondamentali: osservazione oggettiva, ascolto delle emozioni, identificazione del bisogno non soddisfatto, individuazione della strategia per soddisfare il bisogno. Lungi da me voler banalizzare questo metodo che vi suggerisco di approfondire, ma con solo con questi 4 passaggi ho trovato una ottima modalità di approccio alle problematiche delle persone, dei cavalli e del loro rapporto. Primo punto: L’osservazione oggettiva. Già qui si apre un mondo… difficilissima. Osservare un evento in maniera oggettiva, senza interpretare, giudicare, proiettare il proprio punto di vista, valutare è durissima, provateci! Es: il mio cavallo non arriva alla porta del paddock quando arrivo al cancello. Questa è l’osservazione del fatto. Scommetto che la vostra mente è già partita, se foste al mio posto pensereste: il cavallo non viene al cancello perché non mi rispetta, mi sfida, non ha voglia di lavorare, non desidera stare con me, l’ultima volta avrò sbagliato, è un ingrato perché io lo mantengo, lo accudisco sempre anche se piove … Tutte interpretazioni e valutazioni della nostra mente, il cavallo semplicemente non è venuto al cancello. Secondo punto: Ascolto delle emozioni. Cosa sto provando in questo momento preciso? Non cosa provo di solito in queste situazioni, cosa sto provando nel momento preciso in cui rimango in attesa al cancello oggi. Dobbiamo individuare il sentimento esatto. Siamo abituati generalizzare, ad esempio, sono triste. Ma è veramente tristezza? Oppure frustrazione, rabbia, delusione, imbarazzo verso chi ci guarda… Se individuiamo il sentimento esatto capiremo quale è il bisogno non soddisfatto legato a quel sentimento e troveremo la strategia per soddisfarlo e risolvere la situazione.
Lo stesso processo può essere applicato al comportamento del cavallo. Sicuramente lui avrà meno difficoltà nell’osservazione del fatto in maniera oggettiva, quello spetta ancora a noi, ma capire che emozione specifica provi il cavallo in un preciso momento, collegato ad un determinato evento e quale suo bisogno non sia soddisfatto ci aiuterà ad elaborare strategie per aiutarlo a equilibrarsi.
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