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Fritz II

La mia passione per i cavalli è nata con me. Mia madre era completamente terrorizzata sia dall’idea di toccare un cavallo che all’idea che io ci salissi, così quando mi accompagnava al maneggio non entrava. Si fermava con la macchina all’ingresso, io scendevo e lei ripartiva… Quel portone che per lei era simbolo di pericolo e ansia per me invece era una sorta di passaggio, di ingresso in un’altra dimensione. Varcata la soglia del portone del maneggio tutto ciò che riguardava il mio quotidiano restava fuori. Era come se ci fosse un mondo fuori e il mondo dentro. Ho capito più tardi questa metafora, il mondo del cavallo risuona con il mio mondo interiore, il passaggio per la soglia significava un cambio di stato di coscienza. Grazie al cavallo entravo ed entro in un profondo contatto con me stessa, in un profondo ascolto di ciò che avviene nel momento presente. Nel qui e ora. Temi molto yogici che all’epoca non conoscevo…

Devo comunque ringraziare mia madre, che mi ha lasciato libera di vivere la mia passione senza farsi condizionare dalle sue paure.

All’epoca montavo in un maneggio che non era proprio un maneggio, era la casa privata di una signora tedesca, grande donna di cavalli, che aveva un altro lavoro, ma per passione montava, insegnava e giudicava nelle competizioni. Era per me una sorta di Dea, un esempio, una fonte di ispirazione, impersonificava tutto ciò che avrei voluto diventare ed essere.


La passione cresceva e il desiderio di avere un cavallo tutto mio pure, ma i miei genitori non erano degli “ippogenitori” e non avevano alcuna intenzione di soddisfare il mio desiderio. Quando desidero qualcosa non mi arrendo facilmente e probabilmente li stressai a tal punto da estorcergli una promessa. Mio padre mi disse: ”Quando avrai 18 anni e potrai capire l’impegno pratico ed economico di avere un cavallo, io te lo regalerò e tu dovrai essere in grado di mantenerlo”.

Affare fatto! In vista del mio diciottesimo compleanno chiesi a mio padre di mantenere fede alla sua promessa. A giugno avrei compiuto gli anni, avrei finito il liceo artistico (all’epoca era di 4 anni), avrei trovato un lavoro e avrei avuto un cavallo. Mio padre insistette molto perché io andassi all’università, ma io non sentivo ragioni, il mio obiettivo era trovare un lavoro per poter mantenere un cavallo!

E così Fritz II entrò a far parte della mia vita.
Lo avevo visto nascere anni prima, poi era stato messo al paddock con altri puledri coetanei per tre anni ed ora era tornato a casa per la doma. Aveva tre mesi di sella quando diventò mio.


Incrocio tra un purosangue e una mezzo sangue Hannover, grande come un tedesco, veloce ed agile come un purosangue… anche mentalmente. È stato un grande maestro, sensibilissimo, intelligente, e dominante. Ha messo in crisi tutta la mia persona, dal punto di vista fisico, cognitivo ed emotivo. Da terra lui era fisicamente, psicologicamente ed emotivamente “perfetto”: elastico, regolare, dritto, simmetrico, disponibile, equilibrato… Montato entrava in difesa. Le ho provate tutte, senza successo, quindi diventai consapevole del fatto che il problema fossi io; che in qualche modo, con tutta la mia tecnica, le mie buone intenzioni e i miei 45 kg rispetto ai suo 7 quintali, lo condizionavo.

Cognitivamente mi metteva sempre in discussione, imparava i vari esercizi velocemente e di conseguenza si annoiava facilmente… E si inventava diversivi creativi con il comune denominatore di essere dolorosi per me!

Emotivamente mi distruggeva. Era come se avesse una personalità bipolare, tanto mi faceva sentire amata, gratificata e felice, tanto frustrata, depressa e arrabbiata… tutto anche in un solo pomeriggio.

Mi sono fatta seguire nell’addestramento dai migliori, in ogni disciplina e con ogni filosofia. Nessuno voleva salirci, tutti mi aiutavano da terra e per tutti fu una sfida.

Forse per le innumerevoli cadute e contraccolpi, la mia schiena iniziò a crearmi un po’ di problemi e mi venne consigliato di praticare yoga.

Mi si aprì un mondo, non solo la mia sofferenza dovuta al male di schiena che ormai era compagno delle mie giornate migliorava progressivamente, ma realizzai che il mio rapporto con Fritz migliorava. La consapevolezza fisica che acquisivo praticando le asana, la presenza nel momento e la concentrazione grazie alla meditazione erano potenziate, le mie montagne russe emotive si stavano equilibrando, la mia capacità di distaccarmi emotivamente dalla situazione per trovare soluzioni tramite azioni e non reazioni mi aiutava a trovare strategie più efficaci e per lui stimolanti. Iniziavo a intuire i suoi bisogni che spesso non erano i miei, mi davo tempo e gliene davo, ascoltando in modo diverso e più profondo le sue risposte. Ho iniziato a ad essere consapevole di dove fossero le mie aspettative ed il mio ego rispetto a come mi relazionavo con lui.
Con Fritz sono arrivata ad assaporare quella meraviglia sensazione di essere una cosa sola, un Binomio, dove due entità fondendosi diventano una… Siamo arrivati a comunicare così sottilmente che sembrava che i miei pensieri fossero i suoi, e viceversa. Perdevo i confini del mio corpo confondendosi con il suo. Sentivamo reciprocamente cosa provava l’altro. Siamo arrivati ad una fusione fisica emotiva e mentale, tanto che in certi momenti non sapevo più dove finisse lui è cominciassi io, dove finissimo noi ed iniziasse il tutto… Noi eravamo nel tutto e il tutto era in noi. Sono stati momenti di vera beatitudine di cui sono veramente grata.


Il fine dello yoga è l’unione con il tutto… ed in qualche modo il mio andare a cavallo in chiave yogica era diventato un metodo per raggiungere quell’Unione.

Lo yoga è stato un contributo fondamentale nella mia vita equestre e non solo.

Sono le difficoltà che viviamo che spesso ci spronano e trovare nuove vie da percorrere. Io grazie a Fritz ho iniziato il percorso dello yoga… e gliene sono grata.

Fritz è stato una grande opportunità di crescita, ha vissuto con me per 27 anni, ora non c’è più fisicamente, ma ciò che sono diventata grazie a lui fa sì che sia sempre con me.