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“Una volta assaggiato il gusto della profondità, il superficiale sarà sempre insipido” Pier Swami

Sono appena tornata da un corso intensivo di 5 giornate a Casanova dei Fucoli, dove, grazie ad Alessia Giovannini e Aldo Ambrosini, ho vissuto un’esperienza profonda e trasformante. Una di quelle esperienze che ti donano una tale chiarezza e consapevolezza da porti davanti ad un cambiamento inevitabile, perché come dice Pier Swami:

“Una volta assaggiato il gusto della profondità, il superficiale sarà sempre insipido”.

Aldo, parlando di una bambina sua allieva, che ha un profondo amore per i cavalli, mi ha detto che ci sono bambine che, come se fossero marchiate a fuoco, hanno indelebile questo amore dentro. Io sono stata una di quelle bambine che Aldo definisce marchiate a fuoco.
A tre anni ho iniziato con questa ossessione per i cavalli e ora il mio percorso, dopo innumerevoli esperienze, mi ha portata a Casanova dei Fucoli, dove ho trovato ciò che ho sempre cercato.
Torno a casa con “nuovi occhi”, “enpower”, arricchita e felice di queste esperienze, ma anche con un peso nel cuore. Ho sempre amato profondamente i cavalli e, nonostante sapessi che la modalità e le situazioni in cui ho avuto a che fare con loro fossero dei compromessi tra la loro vita naturale e le esigenze umane, ho quasi sempre ritenuto che fossero cavalli rispettati.
Non felici, ma rispettati.

Qui mi sono resa conto di quanto questo compromesso sia stato pesante per loro…perché scelto dall’umano e non da loro, in primis, e perché li ha, a vari livelli, abusati. Respirano, ma sono un po’ morti dentro. Nessuna grande brutalità, ma tanti più o meno piccoli abusi costanti.
Stando a contatto con cavalli che vivono in branco, a cui è data la possibilità di vivere come cavalli ed esprimersi per ciò che sono, ho sentito la loro vera essenza…che è quella che amo e che mi attrae da sempre in tutti i cavalli che ho incontrato e che incontro, ma che in questi è espressa totalmente mentre negli altri, mi sono resa conto, solo in minima parte.
Ho realizzato che quel compromesso che a me è sembrato accettabile, a loro è costato quasi il loro intero essere.

Quanto male c’è nell’indurre un essere vivente a morire dentro pur di sopravvivere!
Mi tornano alla mente le parole di Luca Moneta, che durante un suo strage, alla domanda di un partecipante che chiedeva quando fosse giusto forzare un cavallo, rispose…MAI!
Dicendo una frase che mi è rimasta impressa.

“Noi tutti iniziamo ad andare a cavallo perché amiamo questi splendidi animali, ma, quando iniziamo a fare sport, troppo spesso ce lo dimentichiamo”.

Ci avviciniamo ai cavalli perché li amiamo, perché come diceva W. Churchill: ”C’è qualcosa nel cavallo che si attanaglia all’interiorità dell’uomo”.
Quel qualcosa è espresso con una potenza inequivocabile e travolgente dai cavalli di Aldo, perché lasciati liberi di essere.
Ma in questo posto magico la bellezza non è solo espressa dalla gestione in libertà degli animali, ma dalla libertà di scelta lasciata agli animali durante il lavoro.
Quando Aldo lavora, mi diceva, il cavallo può non fare quello che gli viene chiesto. Ha sempre un’alternativa, una via di fuga, non è obbligato a stare con il suo umano. Se oggi la situazione non funziona, nessun problema, funzionerà un altro giorno. Questo nel mondo equestre è un concetto rivoluzionario.
Solitamente l’insegnamento che viene dato è l’esatto opposto, si continua a fare la richiesta al cavallo finché non risponde correttamente.
Solo allora si può finire la sessione di lavoro, perché altrimenti avrà “vinto” lui e la volta successiva sarà ancora meno collaborativo…ti prenderà in giro.
Dobbiamo tacitare il nostro ego e capire che il cavallo è libero di non essere interessato a noi e alla nostra proposta in un determinato momento per mille motivi.

Il suo rifiuto non è una provocazione nei nostri confronti.
E’ un’occasione di crescita che dobbiamo cogliere per proporci la volta successiva come un’alternativa migliore a quello che sta facendo in quel momento, così che la scelta di interagire con noi sia autentica, spinta da una motivazione pura e non da una imposizione.
Lo stare insieme diventa una compartecipazione e non un condizionamento.
Non vi è più abuso e prevaricazione, non vi è più uno schiavo che esegue degli ordini, ma un amico che ha voglia di fare esperienze con te, perché ha piacere a condividere del tempo con te. Un tempo che non esiste più in quel momento, è infinito come tempo vissuto e brevissimo come tempo calcolato.
Perché basta poco tempo per grandi esperienze. La ripetizione infinita non arricchisce, anzi…imbruttisce.
È però un tempo rispettoso che può espandersi e diventare lentissimo se l’altro ne ha bisogno. Un tempo nella Presenza.
Ed è nell’imparare ad essere presenti che Alessia ci ha prese per mano e ci ha accompagnate. Grazie alla sua infinita professionalità e sensibilità è riuscita a condurci in quel luogo dove il cavallo e l’umano diventano Uno.

Forse è proprio l’intuizione della nostra anima che vede nel cavallo un’opportunità di raggiungere quell’Unione che ce li fa amare così profondamente.
Il cavallo ci sente e sa di cosa abbiamo bisogno, mette a disposizione la sua presenza per andare a comunicare con quella parte di noi più autentica.
La cosa meravigliosa è che, in questo incontro, lo scambio è reciproco.

Mi torna alla mente il significato del saluto yogico Namaste:
”Onoro quel luogo in te in cui risiede l’universo intero, e quando tu sei in quel luogo in te, e io sono in quel luogo in me, noi siamo una cosa sola”.
Non a caso Alessia ha chiamato il suo metodo “As One”. Un percorso che, attraverso 7 passi, ci porta all’Unione.
Un percorso di consapevolezza. Un percorso nel quale ogni step lavora su un aspetto di noi e della relazione, facendoci diventare sempre più consapevoli di noi stessi e di cosa portiamo con noi nella relazione con il cavallo. Un percorso di guarigione, che non deve essere inteso come percorso terapeutico, ma come un percorso di crescita personale, per essere la versione migliore di noi stessi, per tornare a vivere nella nostra essenza.

Liberi dai condizionamenti e dalle ferite che nel corso della vita sono diventati parte di noi. Nello stare con i cavalli, attraverso momenti di presenza, a terra e senza richieste, avviene la magia. Mentre tu guarisci me io guarisco te. Nello stare insieme, aiutando l’altro, scopri o rinforzi una parte di te che dona all’altro il benessere. Il cavallo ha il potere di metterti in profondo contatto con te stesso, perché ti vede, e ti sente oltre le tue corazze ed identificazioni.

Ho sentito miliardi di volte la frase “Il cavallo è il tuo specchio” e credevo di averla compresa.
Oggi so che è qualcosa di diverso, che va oltre. Il cavallo vede il tuo essere e si pone in modo tale che tu possa guarire le parti ferite. Ma questo non è un beneficio a senso unico.
Aiutando l’altro, il cavallo scopre una parte di sé e vive l’esperienza di potersi esprimere.
Lo stratificarsi di esperienze in cui entrambi si nutrono in una danza continua tra chi dà e chi riceve, crea un legame basato sulla crescita del ben-essere di entrambi. Il passaggio poi a montare il cavallo, diventa un atto di trasformazione. Nessun dominio, un fondere i corpi oltre che le anime. Un’esperienza di estasi dove i confini si perdono.

Non esiste più un “io” e un “lui”, ma questa nuova entità che nella fusione di corpi, cuori e intenti si muove come un nuovo Se’ diverso dalla somma dei due.
Un’entità nuova che priva di identificazione si fonde con il tutto. Dico sempre alle persone che incontro, pentite di un qualcosa, che il passato è passato, non si può cambiare.
Come dice Aldo: “Tutti noi abbiamo fatto qualcosa nella vita di cui non andiamo particolarmente orgogliosi”.
Gli errori si fanno, è cosa succede dentro di noi dopo averli commessi e riconosciuti come tali e, cosa facciamo poi per rimediare ad essi che rende l’errore un insegnamento. Importante è ciò che scegliamo di fare oggi per avere un futuro diverso dal passato in cui non ci riconosciamo più.

Credo fortemente che, chiunque si avvicini al cavallo ed al suo mondo, sia spinto da un profondo amore e desiderio di Unità ma, come diceva Paramhansa Yogananda: “L’ambiente è più forte della volontà“ e alla fine, se non si hanno esempi ispiranti, ci si può convincere che il compromesso sia l’unica opzione.
Mi auguro che sempre più persone possano avere l’opportunità di incrociare sulla propria strada Alessia e Aldo, per poter crescere e migliorare il proprio benessere e, soprattutto, quello di tutti i cavalli con cui avranno a che fare.

Alessia ha detto che: “Chi non si trova bene in questo mondo probabilmente è arrivato per crearne uno nuovo”.
Allora facciamolo! Sono fiduciosa che questi semi possano crescere e diffondersi, finché si possa creare un nuovo mondo equestre, dove il raggiungimento dell’Unione sia il presupposto e non la meta.
Un mondo basato sul rispetto profondo del cavallo e di conseguenza del nostro essere.

Elena Bacciocchi

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